L’Availability Gap ostacola la digital transformation e costa alle aziende 21,8 milioni di dollari all’anno
Il 96% delle imprese ha programmato iniziative mirate alla digital transformation, oltre la metà delle quali è in corso in questo momento. Le aziende sono sempre più propense a sfruttare l’innovazione per acquisire un vantaggio competitivo, pertanto hanno la necessità di fornire l’accesso a servizi, dati e applicazioni in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. Nonostante ciò, secondo gli ultimi dati rilasciati oggi da Veeam Software attualmente esiste un notevole divario tra le aspettative degli utenti e quello che la tecnologia riesce a garantire. L’82% delle aziende ammette di trovarsi spesso a convivere con un “Availability Gap” – il gap tra la richiesta dell’utente di accedere continuamente ai servizi e ciò che la propria tecnologia è in grado di offrire – il cui impatto è di 21,8 milioni di dollari l’anno. Inoltre, quasi due terzi degli intervistati riconosce che ciò rallenta il percorso di innovazione intrapreso.
Arrivato alla sesta edizione, il Veeam Availability Report 2017 è stato condotto su oltre 1.000 IT manager in 24 nazioni. Dai risultati emerge che il 69% delle multinazionali ritiene che il continuo accesso ai servizi, ovvero l’Availability, sia una condizione necessaria per la Digital Transformation. Nonostante ciò, la maggioranza dei responsabili IT (66%) asserisce che queste iniziative subiscono dei ritardi a causa di interruzioni di servizio non pianificate, provocate da cyber attacchi, errori nell’infrastruttura, interruzioni nel network e disastri naturali (La media di fermo del server è di 85 minuti per disservizio). Mentre molte aziende sono in procinto di pianificare o avviare iniziative legate alla digital trasformation, oltre due terzi ritengono che queste iniziative siano fondamentali o molto importanti per il loro business e per la loro C-suite.
Il Veeam Availability Report 2017 evidenzia, ancora una volta, l’entità dell’impatto finanziario del downtime sul business. Mentre i costi specifici del downtime sono soggetti a variazioni, la media del costo annuale per ogni azienda è di 21,8 milioni di dollari, rispetto ai 16 milioni di dollari rilevati dal report lo scorso anno.
Il downtime e la perdita di dati compromettono inoltre la reputazione delle imprese nei confronti dell’opinione pubblica, in maniera non quantificabile a livello economico. Lo studio di quest’anno evidenzia inoltre che quasi la metà delle aziende coinvolte ha rilevato una perdita di fiducia da parte dei clienti, mentre il 40% ha riscontrato un danno all’integrità del proprio brand, con un impatto negativo sia sulla reputazione del brand stesso sia sulla fidelizzazione dei clienti. Per quanto riguarda invece le implicazioni interne, un terzo degli intervistati ha constatato una diminuzione della fiducia dei dipendenti e il 28% ha dovuto riallocare le proprie risorse per far fronte a questa criticità.
È risaputo che il cloud e i suoi diversi modelli di consumo stanno modificando il modo in cui le aziende si approcciano alla protezione dei dati. Il report evidenzia che numerose imprese considerano il cloud come un trampolino di lancio per la propria agenda digitale, con investimenti nel software as a service destinati ad aumentare del 50% nei prossimi 12 mesi. Quasi la metà dei leader aziendali (43%) ritiene che i cloud provider possano offrire un servizio migliore per i dati mission-critical rispetto ai processi IT interni. Gli investimenti nel Backup-as-a-Service (BaaS) e Disaster Recovery as a Service (DRaaS) aumenteranno di pari passo in quanto le aziende li combineranno con la tecnologia cloud.
In aggiunta, il 77% delle aziende ha riscontrato quello che Veeam identifica come “Protection Gap”, ovvero l’incapacità dell’organizzazione IT di proteggere i dati, superando quindi la soglia di tolleranza relativa ai dati persi, con aspettative sui tempi di attività costantemente insoddisfatte a causa di meccanismi e di politiche di protezione insufficienti. Nonostante le aziende affermino di poter tollerare solo 72 minuti all’anno di perdita di dati derivanti dalle applicazioni “ad alta priorità”, l’analisi di Veeam mostra che gli intervistati in realtà subiscono 127 minuti di perdita di dati, una differenza di quasi un’ora. Ciò rappresenta un grave rischio per tutte le aziende e impatta il successo del business in diversi modi.
“Al giorno d’oggi, l’immediatezza è fondamentale e i clienti non tollerano interruzioni di servizio, che si tratti di applicazioni lavorative o riguardanti la vita privata. Le aziende sono determinate a garantire la miglior esperienza all’utente e, che ne siano consapevoli o meno, l’Availability è il fattore imprescindibile per raggiungere tale scopo. Qualsiasi accesso ai dati e alle applicazioni che non sia 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e 365 giorni all’anno è inaccettabile. Nonostante ciò, il nostro report evidenzia come tale costante accessibilità sia ancora un sogno irrealizzabile per numerose imprese, e ponga nuove domande in merito ai piani di trasformazione digitale in atto, oltre che l’esigenza di una nuovo approccio che consideri lo stato delle infrastrutture esistenti in azienda. Questi fattori sono altamente critici, soprattutto di fronte a competitor che sono in grado di offrire servizi senza interruzioni e combinarli con l’esperienza dell’utente”.
– Peter McKay, President e COO di Veeam Software
“I risultati di questa ricerca mostrano come la maggior parte delle aziende, anche quelle più grandi ed internazionali, continuino a non essere in grado di soddisfare le richieste di backup/recovery che, oltre a minare produttività e profittabilità, ostacolano le iniziative volte alla digital transformation. L’attuale prevalenza dell’Availability Gap e Protection Gap è sorprendente, i reparti IT non sono in grado di soddisfare i bisogni delle proprie unità di business. Ciò dovrebbe preoccupare fortemente i responsabili IT e chiunque debba risponderne al Board”.
– Jason Buffington, Principal Analyst for data protection di Enterprise Strategy Group