Data center virtuali e cloud: 5 domande a Riccardo Di Blasio, country Manager EMC Italia
Nel giro di pochi giorni, EMC ha compiuto una serie di annunci all’insegna del Cloud e del Virtual Data Center: adesione all’Unified Computing System di Cisco con un ruolo altamente strategico, collaborazione per iniziative specifiche sul mercato italiano con Cisco e VMware e, infine, annunci di integrazione e nuovi prodotti per l’ambiente VMware vSphere 4. Riccardo Di Blasio, amministratore delegato e country manager di EMC Italia, commenta i nuovi annunci
Che cosa porta l’offerta di EMC alla visione del data center virtuale?
Molte cose: la virtualizzazione dei sistemi richiede un passo indietro per compierne uno in avanti: si tratta della messa a fattor comune delle informazioni cui le macchine virtuali possano accedere. EMC è stata pioniere non solo nelle tecniche di virtualizzazione dello storage, ma anche e soprattutto nella creazione di un’architettura multi-tier, in grado di allocare e movimentare le informazioni tra tutti i possibili livelli: i velocissimi flash drive che per primi abbiamo portato nel mondo enterprise, i sistemi Symmetrix, che con i nuovi V-Max con architettura a matrice sono il nuovo punto di riferimenti in materia di potenza e scalabilità, i dischi SATA su CLARiiON per ottimizzare il costo per capacità, per arrivare alle librerie virtuali e i dischi con spin-down a basso consumo.
A tutto questo, aggiungiamo una offerta di software che ci pone in posizione esclusiva: deduplicazione, backup locali e remoti, discovery e gestione delle infrastrutture, path management.…
Qual è l’importanza degli annunci di integrazione con VMware vSphere?
Si parla molto di questi tempi di Virtual Data Center e di Cloud. Il potenziale di questi scenari è enorme, ma occorre riempirlo di elementi concreti. Il primo passo è necessariamente quello della creazione di un’infrastruttura flessibile ed espansibile che unifichi le diverse risorse dell’azienda, quindi le metta in comune, dal punto di vista logico, con quelle dei suoi partner e poi con quelle del mondo esterno. Un po’ il modello a cerchi concentrici dell’intranet, extranet, internet. Il primo passo è appunto la virtualizzazione nell’ambito di cloud ‘private’ o intraziendali. Questo è esattamente quel che fa vSphere e quel che, in collaborazione con questo ambiente, fanno già oggi in modo trasparente le soluzioni di EMC.
Di questi tempi ci sono stati diversi annunci che vedono insieme, anche sul mercato, EMC e VMware. Qual è il filo conduttore?
Con VMware, che è peraltro una società facente capo ad EMC quantunque gestita con piena autonomia nelle scelte di mercato, condividiamo una comune visione finalizzata a creare soluzioni in grado di semplificare la vita agli utilizzatori delle tecnologie, consentendo di ridurre i costi complessivi e crescere in modo flessibile, non-disruptive, in linea con le esigenze del business.
Il primo ‘nuovo’ annuncio di EMC per vSphere 4 è stato un software di Path Management. Perché?
Cloud e data center virtuali sono in definitiva due diversi modi per vedere la collaborazione di risorse messe in rete e variamente condivise. E’ un concetto piuttosto simile a quello del web o di una grande rete di telecomunicazioni, in grado di crescere all’infinito aggiungendo e cambiando risorse, ma ponendo anche problemi come il load balancing, il fail-over in caso di guasti e malfunzionamento, con conseguente ri-adattamento dei percorsi e dei flussi che li attraversano. In un ambiente dinamico, il cambiamento è la regola e non l’eccezione, per questo occorrono degli strumenti che siano automatizzati, auto-adattativi e che, soprattutto siano unificati. Il data center virtuale non si limita a unire in modo logico risorse in precedenza separate, ma deve anche gestirli in modo unificato.
Quali utenti e quindi che tipo di organizzazioni sono coinvolti? Virtualizzazione e cloud sono appannaggio delle grandi organizzazioni? Come si ritrova il mercato italiano in questo quadro?
Le grandi organizzazioni sono state naturalmente le prime realtà a sperimentare i vantaggi della virtualizzazione. I motivi sono molteplici: vincoli alla crescita propri dei sistemi tradizionali, necessità ormai pressante di ridurre i costi energetici, recupero di flessibilità, riduzione di spazi e così via. Non è un caso che un grande cliente di EMC in Italia e in Europa, il gruppo Unicredit, che conta un numero a quattro cifre di server virtuali in ambiente VMware, sia stato uno dei primissimi utilizzatori mondiali del nuovo storage array Symmetrix V-Max, il più potente sistema high-end sul mercato: un sistema che adotta la nuova architettura a matrice a scalabilità virtualmente illimitata richiesta da scenari come cloud computing e virtual data center.
Contemporaneamente, va aggiunto che anche gli annunci più recenti indicano come le soluzioni di EMC si adattino anche alle PMI, alle tipiche realtà del mercato italiano. L’elemento importante non è tanto la dimensione quanto il carattere dinamico dell’infrastruttura, che la virtualizzazione non fa che esaltare.
Infine, vorrei fare un richiamo ancor più specifico della realtà italiana. L’Italia è un Paese trasformatore, terzista, fatto di robuste catene fornitura che richiedono altrettanto solidi sistemi SCM. La messa in comune di informazioni e risorse anche tra aziende partner è una delle prospettive del cloud. Pensiamo ai distretti industriali, ai consorzi, a tutto ciò che può servire alle piccole e medie imprese per mettere a fattor comune i loro punti di eccellenza. Qui, noi possiamo essere d’aiuto.
EMC
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