Perdite di dati: 30% in più nel 2018
Acronis ha presentato i dati del sondaggio globale commissionato per il World Backup Day 2019 per fare luce sulle abitudini globali di protezione dati degli utenti. Dall’indagine emerge che il 65,1% degli utenti intervistati o un membro della loro famiglia ha perso dati in seguito a un’eliminazione involontaria, un guasto o un problema software, con un aumento del 29,4% rispetto allo scorso anno.
Il sondaggio che Acronis commissiona per il World Backup Day rivela anche che quasi tutti gli utenti (92,7%) eseguono ormai il backup dei propri computer, con un aumento di oltre il 24,1% rispetto allo scorso anno, il più consistente su base annua.
“Questi due risultati possono apparire incompatibili a una prima lettura: come è possibile che sia aumentata la percentuale di dati persi se quasi tutti eseguono il backup?” si chiede James Slaby, Direttore Cyber Protection presso Acronis. “Spiegare il senso di queste cifre non è comunque complicato. Le persone utilizzano un numero maggiore di dispositivi e accedono ai propri dati da più posizioni rispetto a prima, moltiplicando così le opportunità di perdere i dati. A volte eseguono il backup del laptop, ma non quello dello smartphone che magari viene dimenticato in taxi causando così la perdita dei dati.”
Per l’indagine mondiale di Acronis sono stati intervistati non solo utenti consumer, ma anche – per la prima volta – di fascia business. Il numero crescente di CEO, CIO e altri dirigenti che hanno perso il proprio lavoro a seguito di violazioni dei dati, attacchi online ed errori procedurali dei team IT ha spinto Acronis ad integrare nel sondaggio domande sui loro timori e sulle procedure attuate in merito ai dati. L’aggiunta degli utenti business ha messo in evidenza numerose differenze sulle motivazioni e le modalità con cui utenti e aziende proteggono le proprie risorse digitali.
Il numero di dispositivi usati dagli utenti è in costante aumento: oltre il 68,9% di utenti individuali riferisce di possedere tre o più dispositivi, inclusi computer, smartphone e tablet. È un aumento del 7,6% dal 2018.
Considerata la quantità dei dati usati e i racconti di coloro che hanno perso le proprie case a causa di incendi e inondazioni, e del volume di dati perduti in seguito ad attacchi ransomware e violazioni della sicurezza, l’incremento dei backup riferito testimonia l’esigenza di protezione dei dati da parte di quasi tutti gli utenti. Di fatto quest’anno solo il 7% ha dichiarato di non aver mai eseguito un backup, una percentuale che lo scorso anno era pari al 31,4%.
Dal sondaggio emerge anche il maggior valore attribuito dagli intervistati ai propri dati: il 69,9% riferisce l’intenzione di spendere oltre $50 per recuperare file, foto, video perduti. Lo scorso anno questa percentuale era inferiore al 15%.
Il 62,7% degli utenti tiene i propri dati nelle immediate vicinanze, eseguendo il backup su un disco esterno locale (48,1%) o su una partizione di disco rigido (14,6%). Solo il 37,4% utilizza un approccio al cloud o ibrido tra cloud e in locale.
La bassa percentuale di adozione del cloud presenta un’altra apparente incongruenza. La maggior parte degli utenti afferma che l’accesso libero ai dati è uno dei principali vantaggi offerti dal backup, con una netta maggioranza che sceglie “l’accesso facile e rapido ai dati di backup da qualsiasi posizione” come caratteristica prioritaria. Ciononostante, solo un terzo esegue il backup nel cloud, l’unica opzione che offre la possibilità di recuperare i file da qualsiasi posizione.
Il tipo di dati su cui convergono i maggiori timori degli utenti è rappresentato da contatti, password e altre informazioni personali (45,8%), a cui fanno seguito file multimediali come foto, video, musica e giochi (38,1%).
Poco meno della metà degli utenti è consapevole dei potenziali attacchi online che minacciano i dati, come il ransomware (46%), il malware di mining di criptovalute (53%) e gli attacchi di ingegneria sociale (52%) usati per diffondere i malware. La diffusione delle informazioni relative a questi pericoli sembra aver subito un rallentamento, perché il numero di consumatori consapevoli è aumentato del solo 4% nello scorso anno.
Poiché una sola ora di fermo aziendale implica in media 300.000 $ di attività mancate, gli utenti corporate devono conoscere il valore dei propri dati. E poiché è sui CEO e sui dirigenti di alto profilo che ricade la maggiore responsabilità per la protezione dei dati e le procedure di sicurezza all’indomani delle eventuali violazioni, la leadership va assumendo un atteggiamento proattivo.
Ciò spiega perché gli utenti business intervistati da Acronis per il World Backup Day siano ormai pronti a proteggere i propri file, applicazioni e sistemi, con una netta maggioranza che sottolinea come sicurezza e salvaguardia dei dati siano gli aspetti prioritari, collocati rispettivamente al primo e al secondo posto.
Per la prima volta il sondaggio del 2019 ha visto la partecipazione delle aziende. Le risposte provengono da strutture di ogni dimensione: un 32,7% di piccole aziende con meno di 100 dipendenti, un 41% di aziende di medie dimensioni con un numero di dipendenti compreso tra 101 e 999 e un 26,3% di grandi imprese che impiegano 1.000 o più persone.
Indipendentemente dalla dimensione, la maggioranza considera la protezione dei dati una priorità ed esegue quindi il backup dei dati ogni mese (35,1%), ogni settimana (24,8%) o ogni giorno (25,9%). Grazie a ciò, è il 68,7% delle aziende intervistate ad affermare di non aver subito durante lo scorso anno perdite di dati che hanno causato periodi di inattività.
Le stesse aziende appaiono anche fortemente consapevoli dei rischi più recenti che corrono i propri dati; per questa ragione si dichiarano preoccupate o fortemente preoccupate dai ransomware (60,6%), dal cryptojacking (60,1%) e dagli attacchi di ingegneria sociale (61%).
Nella pratica, le aziende di ogni dimensione si affidano ai backup nel cloud: il 48,3% in modo esclusivo e il 26,8% adottando una combinazione di backup locale e cloud.
Considerati i timori dichiarati a proposito della sicurezza e della salvaguardia dei dati, la loro fiducia verso il cloud è comprensibile. L’esigenza di “backup affidabili che rendano i dati sempre accessibili per il ripristino” è soddisfatta quindi dal backup offsite nel cloud, che garantisce la sopravvivenza dei dati anche se un incendio, un alluvione o un’emergenza naturale distrugge le strutture aziendali. In termini di sicurezza (“i dati devono essere protetti dalle minacce online e cybercriminali”), il cloud rappresenta una sorta di cuscinetto che gli attacchi malware hanno difficoltà a violare.
Poiché le minacce ai dati continuano a mutare a una velocità straordinaria, tanto i singoli quando le aziende devono adottare soluzioni che forniscano una protezione dei dati di vasta portata, flessibile al punto da includere backup locali, ibridi e cloud, nonché funzioni proattive di backup e difesa dal malware.
Soltanto le soluzioni di backup Acronis – Acronis Backup per le aziende e Acronis True Image per l’uso personale – integrano una difesa contro il ransomware basata su intelligenza artificiale che individua e arresta il ransomware in tempo reale e ripristina automaticamente qualsiasi file oggetto di attacco. L’efficacia della tecnologia è comprovata: solo lo scorso anno ha bloccato oltre 400.000 attacchi ransomware.
Il sondaggio che Acronis commissiona per il World Backup Day rivela anche che quasi tutti gli utenti (92,7%) eseguono ormai il backup dei propri computer, con un aumento di oltre il 24,1% rispetto allo scorso anno, il più consistente su base annua.
“Questi due risultati possono apparire incompatibili a una prima lettura: come è possibile che sia aumentata la percentuale di dati persi se quasi tutti eseguono il backup?” si chiede James Slaby, Direttore Cyber Protection presso Acronis. “Spiegare il senso di queste cifre non è comunque complicato. Le persone utilizzano un numero maggiore di dispositivi e accedono ai propri dati da più posizioni rispetto a prima, moltiplicando così le opportunità di perdere i dati. A volte eseguono il backup del laptop, ma non quello dello smartphone che magari viene dimenticato in taxi causando così la perdita dei dati.”
Per l’indagine mondiale di Acronis sono stati intervistati non solo utenti consumer, ma anche – per la prima volta – di fascia business. Il numero crescente di CEO, CIO e altri dirigenti che hanno perso il proprio lavoro a seguito di violazioni dei dati, attacchi online ed errori procedurali dei team IT ha spinto Acronis ad integrare nel sondaggio domande sui loro timori e sulle procedure attuate in merito ai dati. L’aggiunta degli utenti business ha messo in evidenza numerose differenze sulle motivazioni e le modalità con cui utenti e aziende proteggono le proprie risorse digitali.
Il numero di dispositivi usati dagli utenti è in costante aumento: oltre il 68,9% di utenti individuali riferisce di possedere tre o più dispositivi, inclusi computer, smartphone e tablet. È un aumento del 7,6% dal 2018.
Considerata la quantità dei dati usati e i racconti di coloro che hanno perso le proprie case a causa di incendi e inondazioni, e del volume di dati perduti in seguito ad attacchi ransomware e violazioni della sicurezza, l’incremento dei backup riferito testimonia l’esigenza di protezione dei dati da parte di quasi tutti gli utenti. Di fatto quest’anno solo il 7% ha dichiarato di non aver mai eseguito un backup, una percentuale che lo scorso anno era pari al 31,4%.
Dal sondaggio emerge anche il maggior valore attribuito dagli intervistati ai propri dati: il 69,9% riferisce l’intenzione di spendere oltre $50 per recuperare file, foto, video perduti. Lo scorso anno questa percentuale era inferiore al 15%.
Il 62,7% degli utenti tiene i propri dati nelle immediate vicinanze, eseguendo il backup su un disco esterno locale (48,1%) o su una partizione di disco rigido (14,6%). Solo il 37,4% utilizza un approccio al cloud o ibrido tra cloud e in locale.
La bassa percentuale di adozione del cloud presenta un’altra apparente incongruenza. La maggior parte degli utenti afferma che l’accesso libero ai dati è uno dei principali vantaggi offerti dal backup, con una netta maggioranza che sceglie “l’accesso facile e rapido ai dati di backup da qualsiasi posizione” come caratteristica prioritaria. Ciononostante, solo un terzo esegue il backup nel cloud, l’unica opzione che offre la possibilità di recuperare i file da qualsiasi posizione.
Il tipo di dati su cui convergono i maggiori timori degli utenti è rappresentato da contatti, password e altre informazioni personali (45,8%), a cui fanno seguito file multimediali come foto, video, musica e giochi (38,1%).
Poco meno della metà degli utenti è consapevole dei potenziali attacchi online che minacciano i dati, come il ransomware (46%), il malware di mining di criptovalute (53%) e gli attacchi di ingegneria sociale (52%) usati per diffondere i malware. La diffusione delle informazioni relative a questi pericoli sembra aver subito un rallentamento, perché il numero di consumatori consapevoli è aumentato del solo 4% nello scorso anno.
Poiché una sola ora di fermo aziendale implica in media 300.000 $ di attività mancate, gli utenti corporate devono conoscere il valore dei propri dati. E poiché è sui CEO e sui dirigenti di alto profilo che ricade la maggiore responsabilità per la protezione dei dati e le procedure di sicurezza all’indomani delle eventuali violazioni, la leadership va assumendo un atteggiamento proattivo.
Ciò spiega perché gli utenti business intervistati da Acronis per il World Backup Day siano ormai pronti a proteggere i propri file, applicazioni e sistemi, con una netta maggioranza che sottolinea come sicurezza e salvaguardia dei dati siano gli aspetti prioritari, collocati rispettivamente al primo e al secondo posto.
Per la prima volta il sondaggio del 2019 ha visto la partecipazione delle aziende. Le risposte provengono da strutture di ogni dimensione: un 32,7% di piccole aziende con meno di 100 dipendenti, un 41% di aziende di medie dimensioni con un numero di dipendenti compreso tra 101 e 999 e un 26,3% di grandi imprese che impiegano 1.000 o più persone.
Indipendentemente dalla dimensione, la maggioranza considera la protezione dei dati una priorità ed esegue quindi il backup dei dati ogni mese (35,1%), ogni settimana (24,8%) o ogni giorno (25,9%). Grazie a ciò, è il 68,7% delle aziende intervistate ad affermare di non aver subito durante lo scorso anno perdite di dati che hanno causato periodi di inattività.
Le stesse aziende appaiono anche fortemente consapevoli dei rischi più recenti che corrono i propri dati; per questa ragione si dichiarano preoccupate o fortemente preoccupate dai ransomware (60,6%), dal cryptojacking (60,1%) e dagli attacchi di ingegneria sociale (61%).
Nella pratica, le aziende di ogni dimensione si affidano ai backup nel cloud: il 48,3% in modo esclusivo e il 26,8% adottando una combinazione di backup locale e cloud.
Considerati i timori dichiarati a proposito della sicurezza e della salvaguardia dei dati, la loro fiducia verso il cloud è comprensibile. L’esigenza di “backup affidabili che rendano i dati sempre accessibili per il ripristino” è soddisfatta quindi dal backup offsite nel cloud, che garantisce la sopravvivenza dei dati anche se un incendio, un alluvione o un’emergenza naturale distrugge le strutture aziendali. In termini di sicurezza (“i dati devono essere protetti dalle minacce online e cybercriminali”), il cloud rappresenta una sorta di cuscinetto che gli attacchi malware hanno difficoltà a violare.
Poiché le minacce ai dati continuano a mutare a una velocità straordinaria, tanto i singoli quando le aziende devono adottare soluzioni che forniscano una protezione dei dati di vasta portata, flessibile al punto da includere backup locali, ibridi e cloud, nonché funzioni proattive di backup e difesa dal malware.
Soltanto le soluzioni di backup Acronis – Acronis Backup per le aziende e Acronis True Image per l’uso personale – integrano una difesa contro il ransomware basata su intelligenza artificiale che individua e arresta il ransomware in tempo reale e ripristina automaticamente qualsiasi file oggetto di attacco. L’efficacia della tecnologia è comprovata: solo lo scorso anno ha bloccato oltre 400.000 attacchi ransomware.