Viene analizzato meno dell’1% dei dati, e meno del 20% è protetto (IDC Digital Universe)
EMC ha annunciato i risultati dello studio IDC Digital Universe – sponsorizzato da EMC – rivelando come, nonostante l’espansione del Digital Universe solo lo 0.5% dei dati a livello mondiale viene effettivamente analizzato. Questo sesto aggiornamento dello studio sul tasso di crescita dei dati nell´universo digitale misura e prevede la quantità di informazioni create e copiate annualmente e le relative implicazioni per gli individui e i professionisti IT di tutto il mondo.
La proliferazione di dispositivi quali PC e smartphone in tutto il mondo, il maggiore accesso a Internet nei mercati emergenti ed il forte incremento di dati prodotti da device, quali telecamere di videosorveglianza o smart meter, ha contribuito a raddoppiare il volume del Digital Universe nel solo corso degli ultimi due anni – arrivando ad un’imponente mole di 2,8 ZB. IDC stima che il Digital Universe raggiungerà i 40 ZB entro il 2020, una quantità che supera del 14% le precedenti stime.
Per la prima volta all’interno dello studio, IDC rileva la geografia del Digital Universe, ovvero “dove” le informazioni vengono originate, acquisite o utilizzate per la prima volta, evidenziando così l’evoluzione in atto. Lo studio evidenzia inoltre il cosiddetto “Big Data Gap”, ovvero la differenza tra la quantità di dati che possiede un valore potenziale ed il valore che ne viene effettivamente ricavato; il livello di protezione dei dati necessario rispetto a quello fornito e le implicazioni a livello geografico dei dati mondiali.
Gli highlight dello studio:
Il Digital Universe continua la sua espansione: IDC stima che l’universo digitale raggiungerà i 40 ZB entro il 2020, una quantità che supera le precedenti previsioni.
Il Digital Universe raddoppierà ogni due anni tra oggi ed il 2020.
Nel 2020, ci saranno circa 5.247 GB di dati per ogni uomo, donna e bambino sulla terra.
Uno dei fattori principali dell’esplosione del Digital Universe è la crescita dei dati generati dai device che aumenterà dall’11% nel 2005 ad oltre il 40% nel 2020.
Grandi quantità di dati utili vanno perdute: il valore potenziale dei Big Data risiede nella possibilità di estrarre informazioni significative da grandi quantità di dati, tipicamente non ancora analizzati. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, questi dati sono non catalogati e non strutturati, il che significa che le relative informazioni effettivamente utili sono ancora poche.
Nel 2012, il 23% (643 exabyte) del Digital Universe si rivelerebbe utile per i Big data se fosse fornito di tag e analizzato. Attualmente, purtroppo, solo il 3% dei dati potenzialmente utili è etichettato e una percentuale ancora minore viene analizzata.
La quantità di dati utili sta crescendo con l’espansione dell’universo digitale. Entro il 2020, il 33% del Digital Universe (oltre 13.000 exabyte) avrà valore per la gestione dei Big Data se correttamente etichettato e analizzato.
Gran parte del Digital Universe non è protetto: la quantità di dati che richiede protezione cresce più velocemente del Digital Universe stesso.
Meno di un terzo dell’universo digitale ha richiesto una protezione dei dati nel 2010. Si stima che tale percentuale supererà il 40% entro il 2020.
Nel 2012, se circa il 35% delle informazioni del Digital Universe necessitava di protezione dei dati, meno del 20% ne disponeva effettivamente.
Il livello di protezione cambia a seconda dei paesi, con un un livello di protezione inferiore nei mercati emergenti.
La presenza di minacce sempre più evolute, le scarse competenze e la generale poca attenzione alle best practice in tema di sicurezza da parte degli utentti continueranno ad aggravare questo problema.
Siamo di fronte a un’inversione geografica di ruoli: sebbene la crescita esponenziale dei dati sia stata inizialmente un trend particolarmente diffuso nei paesi sviluppati, siamo di fronte a un cambiamento di tendenza, legato da un lato alla crescita della popolazione e dall’altro alla crescente diffusione ed adozione delle nuove tecnologie nei paesi emergenti.
Se i mercati emergenti hanno rappresentato il 23% del Digital Universe fino al 2010, la percentuale nel 2012 è già salita al 36%.
Entro il 2020, IDC prevede che il 62% della produzione di contenuti digitali sarà attribuibile ai mercati emergenti.
La suddivisione attuale del Digital Universe a livello globale è così rappresentata: Stati Uniti – 32%, Europa Occidentale – 19%, Cina – 13%, India – 4%, resto del mondo – 32%.
Entro il 2020, si prevede che la sola Cina genererà il 22% dei dati mondiali.