Tutte le variabili da considerare quando si prende in esame lo storage
Per chi si trova a pensare allo storage per la propria casa o piccola realtà aziendale, la discussione del momento è la scelta tra l’opzione locale o quella cloud. In entrambi i casi le proposte da parte di numerosi vendor differenti non mancano, ma gli elementi davvero critici da considerare sono quelli relativi al funzionamento di queste soluzioni, sull’impatto che hanno sul resto dell’infrastruttura e su cosa comportano per chi fisicamente le deve utilizzare, in casa o in azienda.
Vista la crescente diffusione di dispositivi di network attached storage (NAS) in Europa, consideriamo questa opzione come storage locale. Qui, si ha la flessibilità di poter scegliere la capacità desiderata, il livello di prestazioni e di ridondanza necessarie, ed anche la possibilità di accedere remotamente ai dati tramite l’opzione personal cloud offerta da dispositivi NAS, come il WD My Cloud EX4.
Con un NAS, trasferire grandi quantità di dati al dispositivo sulla rete locale, o quando gli utenti sono in mobilità, è molto veloce: a questi dati si può poi accedere tramite app via mobile o desktop, grazie all’opzione personal cloud. In generale, i servizi di personal cloud offerti dai dispositivi NAS non hanno costi aggiuntivi e sono indipendenti dalla piattaforma, per cui è possibile accedere ai dati da laptop Windows o Mac, come da dispositivi portatili iOS, Android o Windows Phone. E, visto che il NAS tipicamente viene collocato a casa o in ufficio, c’è il valore aggiunto di non perdere mai il controllo dei propri dati.
Dato che la gran parte dei dispositivi NAS sono ottimizzati dal punto di vista energetico e ci sono dischi come i WD Red pensati appositamente per operare in modo efficiente 24/7, il consumo di energia mensile rimane tendenzialmente sotto controllo. E, poiché i data vengono archiviati localmente sul NAS, la connessione Internet non subirà una massiccia richiesta di upload/download, ad aggiungersi all’utilizzo esistente web ed e-mail.
A livello di costi, l’acquisto di un My Cloud EX4 e di quattro hard drive WD Red da 3TB comporta un costo iniziale, unico, inferiore ai 1.000 dollari. Utilizzando questo sistema in modalità RAID 10, con la possibilità di avere sia striping (per migliori prestazioni) che mirroring (ridondanza) dei dati, si ha la possibilità di accedere a 6TB di capacità utile. E c’è anche la flessibilità di poter accrescere la capacità del proprio storage all’occorrenza, semplicemente acquistando dischi di capienza superiore o aggiungendo un disco USB al NAS nel caso di necessità immediata.
Se invece si prende in considerazione il cloud, tipicamente si acquista una determinata quantità di spazio storage da un fornitore, e successivamente si caricano i propri contenuti in una repository centrale. Una volta fatto questo, sarà possibile accedere a questi dati da location e dispositivi differenti. E’ anche possibile espandere lo spazio a propria disposizione, anche se possono esserci restrizioni imposte dal provider, motivo per cui è buona norma dare un’occhiata a tutte le condizioni di servizio prima di firmare e, se possibile, scegliere un piano di pagamenti mensile e non annuale, per avere una flessibilità superiore.
In molti casi, ci sono offerte prefissate in base alla capacità (Google Drive offre 15GB, 100GB, 1TB, 10TB, 20TB e 30TB, ad esempio), ed il costo può incrementare in modo significativo man mano che si esplorano le capienze superiori. Ad esempio, Google Drive offre 1TB di storage per 9,99 dollari al mese, ma una capacità di 10TB costa 99,99 dollari al mese. Nel corso di un anno, affidarsi a Google Drive per uno storage di 10TB costerà circa 1.200 dollari – ed è da tener presente che si tratta di un costo ricorrente, nel corso di 3 anni il costo del solo storage sarà attorno ai 3.600 dollari.
Sull’impatto che il cloud storage ha sull’infrastruttura esistente, va fatta una considerazione: dato che lo storage si trova in remoto, è necessario caricare tutti i dati nel cloud da zero. Se questa è una classica attività di drag and drop, può essere molto dispendiosa in termini di tempo a seconda della velocità della connessione Internet disponibile. La gran parte delle connessioni domestiche e aziendali offrono velocità di upload decisamente inferiori rispetto a quelle di download, ed anche considerando una connessione con velocità di 10Mbit/sec in upload, quindi superiore alla media, trasferire un file da 100MB richiederà comunque almeno 40 secondi – più grande sarà il file, più lungo sarà il caricamento.
Va anche considerato che eventuali modifiche ai dati consistono essenzialmente in un’attività di download/upload e che, anche se questo processo può essere invisibile all’utente, andrà a consumare ulteriore ampiezza di banda sulla connessione Internet esistente, e questo potrebbe rallentare i servizi di navigazione ed e-mail. Per poter usare il cloud storage in modo ottimale, può essere necessario investire in una connessone Internet ad alta velocità e, a seconda del volume di dati con cui si lavora, può essere consigliabile anche la scelta di un servizio senza restrizioni sulle quantità di dati che si possono caricare o scaricare. E, visto che una continua attività di upload e download dei dati può mettere alla prova anche la più veloce connessione Internet, può essere necessaria la definizione ed implementazione di policy, secondo cui ad esempio i file di grandi dimensioni vengono caricati di notte o comunque fuori dall’orario lavorativo.
Considerando tutti i requisiti sopra indicati, ed a seconda del service provider con cui si lavora, mantenere una connessione ad alta velocità ed un servizio di cloud storage può rivelarsi una scelta estremamente costosa, anche nel breve periodo. Per questo motivo è consigliabile considerare sempre tutte le variabili e prestare la dovuta attenzione al costo totale di possesso, prima di scegliere la soluzione ideale per la propria casa o piccolo ufficio.